Conservare la memoria per essere moderni

Già altri interventi hanno riferito delle parole di Fulvio Irace durante la presentazione del suo libro “Milano Moderna: architettura, arte e città 1947-2021”, con fotografie di Gabriele Basilico, Marco Introini, Filippo Romano, Poalo Rosselli, Giovanna Silva, editore 24 ore Cultura (€ 61,75).

La presentazione, che si è svolta giovedì scorso presso l’Auditorium della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, era condotta da Giangiacomo Schiavi e insieme all’autore di questo pregevolissimo libro, è intervenuto anche l’architetto Mario Botta. Un carissimo amico mi ha mandato gli appunti presi dall’intervento dell’architetto Mario Botta.

“Non si può costruire senza memoria, la memoria mobilita la nostra sensibilità, il collegamento con il grande passato è indispensabile, come si fa a vivere solo di contemporaneità?

Abbiamo un territorio di memoria da cui non si deve fuggire:
quando accade che si fugga dalla memoria, l’architetto che lo fa legalizza un inganno.
Diffido dei fondi d’investimento: progetti con una persona e ti trovi come committente una entità che si chiama “Airos”, “Beta” o anche “Patrizia”, una entità che non esiste.
San Siro non si deve abbattere, è assurdo pensarlo: è una memoria, un simbolo, da difendere.


Milano non si deve omologare, oggi tutti fanno le stesse cose.
Milano deve difendere le sue diversità. Questo oggi è essere moderni, non conformisti”
Infatti noi che difendiamo lo stadio Meazza in San Siro non siamo nostalgici, non guardiamo a una vaga e conformista modernità, indistinta dalla nostra storica identità. Desideriamo un futuro che arricchisca ed esalti la nostra identità, la nostra memoria. Non accettiamo di modificare la nostra “carta d’identità”, per diventare uguali ad altre città in omaggio a una certa modernità omologata o al “nuovismo” degli affari dei fondi immobiliari e finanziari.


Con la memoria reale, evidente e concreta del passato, si costruisce il presente e il futuro di una città, distinta dalle altre e continua nel tempo, di una comunità di donne e di uomini, che hanno il senso e la consapevolezza di sé e della loro città, e non si smarriscono in una modernità, fasulla e anonima.


Luigi Corbani
(Milano, 4 dicembre 2021)